Giorgio Raimondo Cardona by Introduzione alla sociolinguistica

Giorgio Raimondo Cardona by Introduzione alla sociolinguistica

autore:Introduzione alla sociolinguistica [sociolinguistica, Introduzione alla]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Utet
pubblicato: 2009-11-18T23:00:00+00:00


5.2 Conversazione e discorso

Se cerchiamo ora di formalizzare in una lista di componenti l'insieme di fatti che precipita in un atto comunicativo possiamo indicare:

- la situazione generale, nota a tutti, che predetermina una serie di dati e di comportamenti relativi;

- i partecipanti, gli interlocutori diretti, ma anche chi, pur non parlando lui stesso, contribuisce con la sua sola presenza a influenzare quel che viene detto o fatto (il che avviene quando chi è presente e può ascoltare - anche se non è il diretto interlocutore - è diverso per età, o per status, o per sesso da coloro che stanno parlando e che sono invece omogenei rispetto a questo stesso parametro). I partecipanti daranno vita a una serie di n eventi linguistici, cioè di azioni con uso di mezzi verbali, che è possibile distinguere tra loro per la presenza di segnali demarcativi.

Gli eventi linguistici sono caratterizzati dai fattori elencati più sopra; all'interno di un singolo evento o come concatenazione tra più eventi, varranno leggi che regolano l'avvicendamento dei partecipanti nell'azione e che prevedono l'uso di segnali come formule esplicite («Dixi», «È tutto / C'est tout / That's ali», «Non ho altro da dire», «Passo e chiudo» ecc.), l'uso di intonazioni conclusive anziché sospensive, gesti o semplicemente il controllo dello sguardo: chi ascolta fissa chi parla e può capire dai movimenti del viso se questi sta per cedergli la parola, e un modo per non lasciare interloquire l'altro è continuare a parlare senza guardarlo, senza dargli quindi la possibilità educata di "entrare" nel discorso.

I singoli testi verbali che vengono prodotti nel corso di un evento devono rispondere a varie restrizioni; se ne osserviamo una registrazione fedele (quale possiamo ottenere trascrivendo un nastro magnetico), siamo colpiti dalla scarsa coerenza testuale: ci sono frasi rimaste a metà, false partenze, formule intercalari di per sé prive di significato, accordi imperfetti (singolare con plurale ecc.). Queste sono anzi caratteristiche perfino di un evento comunicativo formale, come una conferenza improvvisata anziché letta da un testo preparato. Sappiamo che tutto questo non danneggia di per sé la comunicazione, al contrario la danneggerebbe semmai uno scambio di frasi troppo levigate e precise, che infatti sarebbe segno di insincerità, voluta distanza. Il principio del comunicare non sta dunque nelle parole, ma nell'esatto ritmo che si riesce a imprimere allo scambio, nella giusta integrazione con il resto dei mezzi espressivi, e soprattutto nella congruità tra lo scambio, preso nella sua interezza, e la situazione. «Per ogni cosa c'è un tempo sulla Terra...; c'è un tempo per tacere e un tempo per parlare...» dice l'Ecclesiaste. E difatti la prima verifica che si dà di un testo che si ascolti è la sua congruità; probabilmente tutte le culture sentono fortemente la cogenza del momento, il quando si debba parlare (ancor più che il come) e il quando si debba tacere, e arrivano anche a sanzionare gli errori in questo senso. La cerimonia religiosa, in cui nessuno dei comportamenti linguistici è lasciato al caso e dove ogni battuta segue un minuzioso spartito, mandato



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